Erano anni che non leggevo un libro di Ed Greenwood.
Adoro il setting che ha creato, i Forgotten Realms, e apprezzo molto anche la sua prolifica vena creativa ma trovo che spesso i suoi libri non siano all'altezza del livello necessario per essere considerato un buon scrittore fantasy.
Dopo il tremendo (almeno per me) "Elminster all'Inferno" mi ero astenuto dal prendere in mano una sua nuova opera.
Con "The Herald" ho voluto fare un tentativo, spinto principalmente dalla voglia di conoscere qualcosa in più in merito a The Sundering, essendo questo libro l'ultimo dei 6 dedicati all'evento che introduce i Forgotten Realms nella Quinta edizione di D&D.
L'inizio è buono e mi spinge a leggerne di più: Faerun sta sprofondando in notti sempre più lunghe, sommerso da una pioggia senza fine, mentre centinaia di Chosen (veri o autoproclamatisi tali) delle più svariate divinità vengono uccisi.
Myth Drannor è assediata da eserciti mercenari al servizio della città volante di Shade mentre Candlekeep ha eretto uno scudo magico per proteggersi dal mondo esterno.
In questo mondo crepuscolare si muovono Elminster, Storm Silverhand e Amarune che cercano di ricostruire la Weave della Magia prima che il mondo finisca, mentre di converso gli Shadovar cercano di distruggerla definitivamente, "rubando" la magia di Myth Drannor e di Candlekeep per creare una versione potenziata della Shadow Weave e permettere a Shar di diventare, al completamento di The Sundering, la nuova dea della Magia e sprofondare Faerun in una notte perenne.
Le sensazioni sono buone, dato che mi appassionano i mondi che rischiano il disastro, dove il "male" sta per vincere, e superano quelli che considero i difetti tipici dei romanzi di Greenwood: effetti magici spinti all'eccesso, situazioni sempre estreme e spinte al massimo, approfondimento psicologico dei personaggi quasi nullo e troppe scene senza senso nella trama ma usate come riempitivo.
Dalla seconda parte però le sensazioni buone spariscono e rimangono solo i difetti che anzi aumentano; In poco più di 300 pagine abbiamo:
- la morte più stupida e inutile e senza senso di tutta la letteratura fantasy: quella di Dove Falconhand (Ed, ma che ti ha fatto??)
- la scoperta che nonostante lo Scudo Magico, a Candlekeep si entra come si vuole, data la quantità di spie presenti
- Elminster che si fa buggerare come un bambino di 5 anni da un lich
- Khelben che la sapeva più lunga di Elminster (vedi sopra)
- Storm Silverhand che si scopre essere la versione femminile di Artemis Entreri
- Mirt Moneylander che sventa senza una goccia di sudore un tentativo di colpo di stato a Cormyr (il 1589esimo se leggiamo tutti i libri di Greenwood)
- Manshoon che, come sempre, vince la palma d'oro per l'Arcimago che è contemporaneamente potente, fesso e sfigato.
- Una città che crolla addosso ad un'altra città
- Elminster che all'ultimo si ricorda di essere il più figo di tutti e distrugge l'High Mage della città di Shade e l'arcilich più potente di tutta Faerun
- il ritorno di Laeral Silverhand
- la spiegazione di perché Khelben aveva creato i Moonstars
- il ritorno in forma umana (grazie a Mystra) di Vangerdahast
Il libro si è lasciato leggere proprio per il mio desiderio di conoscere un po' di avvenimenti del passaggio alla quinta edizione, dato che è ambientato nel 1487 DR (l'anno ufficiale della quinta edizione dei Realms è 1489 DR).
Solo per questo.
Altrimenti non si sarebbe scostato dalla media dei libri di Greenwood.
Voto 6 (perché ne avevo bisogno).
A presto.
Il DM.
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